
Cancellare ricordi brutti, cosa ha svelato la nuova ricerca - dispacciodelnord.it
Queste ricerche aprono la strada a nuove strategie per migliorare la salute mentale, potenziando le capacità cerebrali di gestire e modulare i ricordi.
Il cervello umano è dotato di un meccanismo interno che agisce come uno “spazzino mentale”, capace di cancellare attivamente i ricordi inutili per favorire la concentrazione e il benessere mentale.
Questa scoperta emersa da recenti studi neuroscientifici offre nuove prospettive sulla gestione di pensieri intrusivi, stress e disturbi dell’umore, indicando un sistema naturale di pulizia della memoria più sofisticato della semplice dimenticanza passiva.
Il meccanismo naturale di cancellazione dei ricordi
Durante la giornata, il cervello elabora un’enorme quantità di informazioni, dai numeri ai volti, dai nomi ai dettagli irrilevanti come pubblicità o distrazioni. La capacità di concentrarsi su ciò che realmente conta è resa possibile da un processo neurologico che seleziona attivamente quali ricordi mantenere e quali eliminare. Questo sistema funziona come un filtro interno che, attraverso specifiche onde cerebrali, “spazza via” le informazioni superflue per liberare spazio nella memoria di lavoro.
Un recente studio condotto dalla University of Wisconsin–Madison, utilizzando l’elettroencefalogramma (EEG), ha osservato in tempo reale questa attività cerebrale. Ai volontari è stato chiesto di memorizzare due oggetti e poi di dimenticarne uno su comando. A seguito dell’ordine, si è generata un’onda elettrica che partiva dalla corteccia frontale, responsabile del controllo e delle decisioni, e raggiungeva le aree posteriori dedicate all’elaborazione visiva.

Questa “onda di cancellazione” si attiva in appena 160 millisecondi, segnalando un’eliminazione attiva e mirata del ricordo indicato. Al contrario, quando un ricordo veniva semplicemente ignorato senza un comando preciso, l’intensità del segnale risultava significativamente più debole.
Implicazioni per la salute mentale e le strategie terapeutiche
Questa scoperta è di grande rilievo perché dimostra che dimenticare non è un processo casuale o passivo, ma un’azione cerebrale selettiva e volontaria. Dopo la cancellazione, le aree visive coinvolte nel ricordo eliminato mostrano una riduzione della sensibilità, quasi uno “spegnimento” neuronale, che impedisce ai ricordi scartati di interferire con nuove informazioni o di riaffiorare disturbando la mente.
Questo meccanismo spiega anche perché molte persone, in particolare coloro che soffrono di depressione o ansia, incontrano difficoltà a lasciar andare certi pensieri intrusivi. Studi indicano che oltre il 75% degli individui con disturbi depressivi riferisce la presenza persistente di ricordi indesiderati, suggerendo un malfunzionamento del sistema di cancellazione attiva.
Allenare la mente a rafforzare questa capacità di “pulizia” o utilizzare tecniche che stimolano le onde di cancellazione potrebbe rappresentare un approccio innovativo nel trattamento di tali condizioni psicologiche.